Manovra di ferragosto: fra improvvisazione e iniquità

Si riporta l’editoriale del Segretario Generale pubblicato sul prossimo numero dell’organo di stampa della Confsal, "Società, Cultura, Lavoro”.

 

La Confsal considerò la manovra finanziaria di giugno-luglio 2011 un atto di responsabilità dovuto al Paese e al futuro delle giovani generazioni. Sostenne che era il momento della serietà e della responsabilità, ma anche dell’equità e della coesione sociale quali valori indispensabili per superare l’impegnativa prova dei mercati finanziari. Condivise, altresì, senza riserva alcuna l’obiettivo del pareggio del bilancio pubblico al 2014 e valutò positivamente l’emanazione della Legge delega per una riforma fiscale orientata all’equità e al sostegno della crescita economica e occupazionale. Propose, infine, emendamenti sostanziali in materia di pubblico impiego, di previdenza, di salvaguardia dei livelli essenziali dei servizi pubblici primari, di riduzione del costo della politica, di rimodulazione della tassazione delle rendite finanziarie e di mantenimento degli stanziamenti per le infrastrutture con particolare riferimento alle aree deboli e al Mezzogiorno. La Confsal, tra l’altro, propose con forza la destinazione della totalità delle risorse derivanti da una seria lotta all’evasione e all’elusione fiscale alla defiscalizzazione delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti privati e pubblici, a partire dalla retribuzione accessoria legata alla produttività, e delle pensioni. La Confsal, soprattutto, indicò la strada obbligata delle riforme strutturali riguardo a economia, finanza pubblica e fisco, costo della politica, organizzazione dell’impresa e della pubblica amministrazione nonché del lavoro privato e pubblico e bocciò con decisione quella percorsa nell’emergenza dal Governo della sequenza di manovre finanziarie per rincorrere gli effetti delle mancate riforme. Il 4 agosto, durante l’incontro di Palazzo Chigi Governo-Parti Sociali, la Confsal presentò all’Esecutivo un progetto funzionale alla crescita economica e occupazionale e alla stabilità della finanza pubblica, articolato in dodici punti (una sintesi del documento è pubblicato su questo numero). La proposta si basava sulla ferma convinzione che non era più possibile la politica dei “due tempi”: prima il risanamento dei conti e poi il sostegno alla crescita economica, in una situazione di persistente stagnazione dell’economia. Il Governo, nella difficile e complessa situazione determinatasi per effetto della persistenza della turbolenza delle borse valori e dietro pressione dell’Unione Europea, ha definito in pochi giorni un decreto legge, pubblicato il 13 agosto, i cui contenuti sono stati analizzati responsabilmente e valutati negativamente dalla Confsal per le gravi iniquità sostanziali e le diffuse criticità normative. La Confsal ha chiesto al Governo di ritirare alcune norme presenti nel decreto e proposte di emendamenti governativi insostenibili e soggetti a sicuro contenzioso, come quelli relativi alla validità del riscatto degli anni di studio universitario e del servizio militare e al differimento e alla rateizzazione della tredicesima mensilità nelle pubbliche amministrazioni. La Confsal, ancora, ha evidenziato e denunciato il mancato graduale avvio della riforma fiscale, l’assenza di un piano di lavoro per l’occupazione di giovani e donne e soprattutto il “debole” contrasto all’evasione e all’elusione, al lavoro sommerso con conseguente evasione contributiva e all’economia irregolare. In merito, poi, all’economia illegale, ha rilanciato la propria proposta della introduzione di sanzioni penali per una seria, concreta ed efficace lotta all’evasione fiscale e contributiva e ha riproposto la destinazione delle risorse recuperate con la lotta all’evasione-elusione alla defiscalizzazione delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti e delle pensioni per la dovuta affermazione dell’equità fiscale e sociale e per il necessario sostegno alla domanda interna in funzione della crescita economica e occupazionale. Nei giorni immediatamente successivi la Confsal, registrando incertezze e scarsa convergenza tra le componenti di Governo e della maggioranza parlamentare in relazione ai possibili emendamenti, ha dichiarato la mobilitazione. A seguito della nostra ferma protesta abbiamo registrato in costanza di iter parlamentare qualche modifica migliorativa al testo del decreto, in relazione alle nostre proposte su riscatto degli anni universitari e sulla tredicesima nella pubblica amministrazione e all’affermazione del principio fortemente sanzionatorio, concretizzatosi con l’introduzione della “norma penale”, per combattere il grave e diffuso fenomeno dell’evasione fiscale. Come è noto, sulla consistenza della manovra è intervenuto autorevolmente il Presidente della Repubblica, chiedendo esplicitamente a Governo e Parlamento “misure più robuste”. Il Governo, in poche ore, ha definito un maxi-emendamento chiedendo al Senato il voto di fiducia. Il Senato, in data 7 settembre, ha approvato la conversione del decreto del 13 agosto modificato dal maxi-emendamento. Si sono, così, affermate in tempi brevi le ragioni superiori del Paese, ma nel provvedimento approvato permangono pesanti iniquità e si aggiunge l’aumento di un punto dell’aliquota ordinaria dell’imposta sul valore aggiunto e l’accelerazione dell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne del settore privato. La Confsal, pur condividendo gli obiettivi del risanamento della finanza pubblica e le ragioni del pareggio di bilancio anticipato al 2013, rileva nel provvedimento approvato dal Senato “diffuse iniquità e criticità” riguardo alla previdenza, al pubblico impiego e all’IVA. Riguardo all’imposta sul valore aggiunto la Confsal aveva proposto il rinvio della rimodulazione delle aliquote IVA in sede di riforma organica del fisco, anche per gli effetti che un aumento dell’ aliquota ordinaria potrebbe avere sull’andamento dell’inflazione, già tendenzialmente a rialzo, anche se sono rimaste invariate le aliquote inferiori. Certamente gli effetti negativi sui prezzi dei beni primari sarebbero stati prevedibilmente peggiori se l’aumento avesse interessato anche le aliquote più basse. In definitiva l’impegno concreto della Confsal, con le sue Federazioni, ha registrato qualche risultato positivo, ma questo non ci consente di non valutare il provvedimento “complessivamente iniquo” per lavoratori e pensionati. Abbiamo scelto la via della proposta, accompagnata nella fase finale dell’iter parlamentare, dalla “pressione politica” con la dichiarazione della mobilitazione. La Confsal è impegnata da sempre a fare attività sindacale libera da pregiudizi ideologici e senza riserve di sorta con tutti i Governi della Repubblica. Oggi la nostra legittima aspirazione continua a essere quella di poter svolgere il nostro fattivo ruolo sindacale nell’interesse dei lavoratori, dei pensionati e del Paese. La Confsal, infine, ribadisce l’indispensabilità e l’improcrastinabilità delle riforme strutturali, soltanto attraverso le quali si possono dare le dovute risposte alle ragioni dei cittadini italiani e dell’Europa. E’ indubbio che il Paese non potrebbe subire, a distanza di pochi giorni, un’altra manovra nell’emergenza e su “ricetta” europea e un Governo serio e responsabile non può non tenerne conto. Fuori dalla prospettiva delle riforme strutturali, la Confsal “vede” ulteriori iniquità insostenibili con una conseguente pericolosa disgregazione sociale. Governo e Parlamento, fino al termine della legislatura, sono obbligati a “governare” contestualmente e in tempi utili il risanamento della finanza pubblica e il sostegno alla crescita economica e occupazionale attraverso la via delle riforme strutturali. Pertanto, al Governo e al Parlamento rimane più che mai la responsabilità della svolta riformistica.