L’IMPERATIVO CONFSAL
Le leve prioritarie della crescita: riforma fiscale e lotta a evasione ed elusione
Questa la via ineludibile per ridurre imposte e tasse per lavoratori, imprese e pensionati
di Marco Paolo Nigi
La Confsal, già al tempo della
crisi finanziaria e globale e della conseguente recessione del 2008, aveva
espresso serie riserve sulla politica economica governativa dei cosiddetti “due
tempi”: prima il risanamento dei conti pubblici e poi il sostegno alla crescita
economica.
Avevamo, anche, “pressato” il
Governo affinché tenesse alta la vigilanza sulla probabile dilatazione del
fenomeno dell’evasione fiscale e contributiva quale effetto della crisi, senza
avere decise e forti risposte, con concreti e efficaci provvedimenti di
contrasto all’economia illegale e irregolare e al lavoro sommerso.
La valutazione critica della Confsal trovava fondamento nella consapevolezza che economia e finanza pubblica
sono legate da un “nesso dinamico” di variabili e funzioni.
Infatti, se è vero che non si può
avere crescita con un alto debito pubblico e con l’evasione fiscale più elevata
dell’Eurozona, è pur vero, e purtroppo storicamente provato, che il risanamento
dei conti pubblici non può avvenire in una situazione di stagnazione economica
e con l’attuale livello di evasione ed elusione.
In questi complessi e difficili
anni di crisi finanziaria ed economica abbiamo formulato e presentato a Governo
e Parlamento concrete proposte sul contrasto all’economia illegale e irregolare
e al lavoro sommerso e minorile e sulla lotta all’evasione e all’elusione
fiscale e contributiva.
Oggi, perdurano alti livelli di
economia illegale e irregolare e di lavoro sommerso e si registra la grave
situazione della più elevata ed estesa evasione ed elusione dell’Eurozona,
nonostante qualche incoraggiante, ma incerto passo avanti.
Ma, soprattutto, registriamo la
mancata riforma fiscale, una stasi e, in alcuni casi, un grave arretramento
della domanda interna e una debole capacità di risparmio e conseguentemente di
accumulo di capitali da destinare agli investimenti produttivi di qualità, in
chiara controtendenza con la “storica” propensione al risparmio degli italiani.
La domanda interna è condizionata
da un affievolito potere di acquisto dei lavoratori dipendenti e dei
pensionati, dalla disoccupazione di larghe fasce di giovani e donne, con
particolare riferimento alle aree deboli del Paese, nonché dall’andamento al
rialzo del tasso di inflazione, dovuto in gran parte a fattori esogeni.
Pertanto, una riforma fiscale che
comporti la riduzione di imposte e tasse per lavoratori, imprese e pensionati,
attraverso una più decisa e incisiva lotta a evasione, elusione e sommerso,
avrebbe il duplice effetto di sostenere la domanda interna con la maggiore
disponibilità di ricchezza da destinare ai consumi primari e al risparmio, con
l’attivazione del processo virtuoso dell’accumulo di capitali di sistema per
gli investimenti produttivi.
Da parte sua, l’impresa troverebbe
nuovi equilibri finanziari ed economico-produttivi per incrementare gli
investimenti e consentire, così, al Sistema-Italia di riprendere a crescere,
sia sul piano economico che occupazionale.
In una fase di crisi globale, la
crescita di un Paese, come l’Italia, non può dipendere soltanto da fattori
esogeni e, pertanto, va obbligatoriamente seguita, con convinzione e
determinazione, la via interna delle riforme strutturali, in primis quella del
fisco, determinando così positivi fattori endogeni di crescita.
Tra l’altro, la politica dei
redditi e della distribuzione della ricchezza prodotta in funzione della
crescita oggi è possibile agendo, in concorso e compensazione, su due leve:
quella contrattuale, molto problematica per la stagnazione economica nel
settore privato e per la riconosciuta difficoltà di equilibrio dei bilanci
delle Istituzioni e per effetto di legge nel settore pubblico, e quella
fiscale, sollevando le retribuzioni da lavoro e le pensioni con la riduzione,
seppure graduale e finanziariamente compatibile, dell’imposizione.
Come è noto, in merito, la
proposta Confsal è incentrata, tra l’altro, sulla rimodulazione delle aliquote
fiscali e su una più consistente defiscalizzazione delle retribuzioni
accessorie legate alla produttività e all’efficienza, da estendere anche al settore pubblico.
Come già detto, la nostra proposta
sulla riforma fiscale è stata presentata in più occasioni al Governo e al
Parlamento e nel prossimo Consiglio generale sarà oggetto di ulteriore
approfondimento in funzione di una sua attualizzazione.
Ma, per la Confsal, rimane aperta
la questione politica centrale che si può sintetizzare in una domanda: il
Governo, in quest’ultima fase della legislatura, avrà il coraggio e la forza
politica e parlamentare di fare una organica riforma fiscale socialmente equa e
funzionale allo sviluppo, affiancata da una “storica”, vera ed efficace lotta
all’evasione e all’elusione?
La nostra domanda merita una
risposta immediata e concreta per le prospettive e il destino del Paese!