Manovra obbligata, ma va emendata per renderla sostenibile per lavoratori dipendenti e pensionati
ARTICOLO DEL SEGRETARIO GENERALE CONFSAL, M.P. NIGI, SU ITALIA OGGI
Trascriviamo l’articolo del Segretario Generale della CONFSAL, Marco Paolo Nigi, pubblicato sull’edizione odierna da Italia Oggi
La Confsal denuncia l’assenza, nel decreto legge, di un progetto di riforma organica del fisco
Fino a qualche mese fa l’Italia ha affrontato la crisi adottando, come le maggiori
economie mondiali ed europee, politiche di protezione e sicurezza sociale per
far fronte ai più pesanti effetti negativi della recessione economica: quelli
occupazionali. La scelta governativa, in parte obbligata, di limitare al minimo
le politiche espansive di finanza pubblica a sostegno della ripresa ha portato a
una crescita «lieve e lenta», comunque al di sotto della media dei maggiori
paesi occidentali, e non ha impedito l’incremento del debito pubblico, già molto
alto. La crisi, poi, ha dato una spinta all’enorme evasione fiscale e
contributiva peggiorando ulteriormente i nostri conti che soffrono così della
progressiva «minore entrata» e degli sprechi consolidati.
Mai, come in un simile momento, il governo di un paese è obbligato a fare una corretta
analisi delle dinamiche della finanza statale e delle prospettive dell’economia
reale. E soprattutto, per far fronte all’emergenza, in linea con le indicazioni
concordate in ambito Ue, a non ridurre le proprie politiche a provvedimenti
tampone. Va detto che i governi degli ultimi vent’anni hanno per lo più adottato
soluzioni «miopi», all’inseguimento delle emergenze, e solo in poche occasioni
hanno realizzato riforme strutturali di risanamento dei conti e di rilancio
della legalità e dell’economia. Le politiche governative attuali seguono,
purtroppo, ancora una volta le modalità tradizionali della «via italiana»,
accentuando l’iniquità nella distribuzione dei redditi e nel peso fiscale e
contributivo.
Il nostro ministro dell’economia non manca mai di presentare, nelle conferenze nazionali e
internazionali, la possibile e, a suo parere, ineludibile riforma del fisco,
trovando tra l’altro largo consenso nelle parti sociali. In contemporanea, il
suo dicastero, pressato dalle direttive europee, si rifugia in discutibili
provvedimenti, tra l’altro economicamente anticiclici, come il congelamento
delle retribuzioni pubbliche. Né ci sembra particolarmente interessante la
promozione in atto di una sorta di «questua laica» pro-Tesoro.
La Confsal non si è mai tirata indietro dall’indicare all’attuale governo la via obbligata
delle riforme strutturali per rendere l’economia «legale» e la finanza pubblica
«stabile» dal punto di vista dell’entrata e della spesa. Oggi più che mai -
riguardo alla manovra correttiva 2011/2012 - chiediamo di intervenire sul fronte
della razionalizzazione della spesa con una drastica riduzione del costo della
politica e con l’eliminazione delle diseconomie e degli sprechi nella p.a., come
le consulenze clientelari e le superflue e costose esternalizzazioni. Sul fronte
dell’entrata, chiediamo di varare provvedimenti a effetto immediato per un forte
contrasto all’evasione, stroncando definitivamente la cultura del ricorrente
condono. In sintesi, quindi, noi riconosciamo che la manovra finanziaria
correttiva di quasi 25 miliardi sia un provvedimento obbligato nella sua entità,
ma non ne condividiamo né la qualità, cioè la non discriminazione tra spesa
salariale e sprechi, né la capacità d’incidere nel rilancio dell’economia. Per
la Confsal il mancato rinnovo dei contratti 2010-2012 dei lavoratori pubblici è
un’enorme ingiustizia, anche perché la stragrande maggioranza di essi percepisce
retribuzioni medio-basse e, comunque, parecchio inferiori a quelle dei maggiori
paesi dell’Eurozona. Oltretutto, il mancato rinnovo per gli statali avviene in
un contesto in cui sono già stati rinnovati importanti contratti del privato in
linea con il «nuovo» modello contrattuale, creando pertanto una grave
sperequazione. A questo si aggiunga il fatto che non rinnovando i contratti si
comprime ulteriormente la domanda interna a discapito della ripresa economica e
occupazionale.
La Confsal, che a suo tempo aveva chiesto al governo un preventivo incontro sui contenuti
della manovra, ha dovuto constatare come quello a Palazzo Chigi del 25 maggio
sia avvenuto a decisioni governative sostanzialmente già prese. Ma così facendo
il governo ha dimostrato di privilegiare l’obiettivo di un eventuale giudizio
positivo dei mercati finanziari e speculativi sull’obiettivo primario di una
manovra migliore e condivisa. Intanto, restano l’iniquità fiscale e sociale,
l’economia irregolare e il destino della crescita affidato come sempre agli
improbabili effetti positivi dei fattori esogeni.
In assenza di riforme strutturali, in primis quella del fisco, di una reale lotta
all’evasione e di massicci investimenti pubblici strategici, e stante l’attuale
livello del debito pubblico, con un’evasione che ha raggiunto (dall’Irpef ai
contributi sociali) i 120 miliardi di euro, nessuna manovra può essere equa ed
efficace, nemmeno una manovra di «tipo europeo», per la semplice ragione che in
Europa non si evade come in Italia e si investe di più nei settori produttivi
strategici.
In sintesi, questa manovra si rivela ingiusta e
penalizzante per i lavoratori dipendenti, soprattutto pubblici, per i pensionati
e i pensionandi e anche inefficace ai fini della ripresa economica.
La Confsal denuncia la grave mancanza di un progetto governativo di riforme in materia di
fisco, evasione fiscale e contributiva e di investimenti pubblici produttivi e
strategici. Per questo, mentre si impegna a rendere la manovra, nella peggiore
delle ipotesi, «meno iniqua e insostenibile», chiede al governo di presentare in
tempi medio-brevi una proposta di riforma fiscale che contrasti seriamente
l’evasione e l’elusione fiscali. Il governo dovrebbe sapere che un’analoga
manovra finanziaria correttiva non potrà essere riproposta. Non resta, dunque,
che la strada obbligata di una riforma fiscale organica e strutturale. Noi ne
eravamo consapevoli già prima dell’emergenza euro, tanto da indicarla nel nostro
ultimo congresso confederale come primario obiettivo politico-sindacale.