Dichiarazioni dei Segretari Generali dei Sindacati scuola
Il segretario generale dello SNALS CONFSAL, Marco Paolo Nigi
“Sia ben chiaro: diciamo NO a una manovra che, per fare cassa, abbatte i costi
della spesa pubblica nel modo più iniquo, ma salva i privilegi e non elimina gli
sprechi. Per la scuola siamo di fronte a una doppia ingiustizia:
oltre al blocco del rinnovo contrattuale c’è il blocco della progressione
economica. Si cancellano così 3 anni di lavoro, che non hanno valore neppure ai
fini giuridici. Valgono solo come trascorrere del tempo in costanza di servizio,
ma niente di più. In poche parole: la manovra manca di vere riforme e di vera
innovazione. Il risparmio sul personale è l’unico intervento strutturale e non
una tantum. I danni subiti da chi sta nella scuola saranno permanenti sia sul
piano retributivo che previdenziale. Insomma, si toglie di più a chi ha di meno.
Le risorse vanno recuperate con l’abbattimento degli sprechi, con il contrasto
all’evasione fiscale, con il taglio dei benefit riservati a pochi e dei costi
impropri della politica. Governo e Parlamento dovranno porre rimedio a queste
clamorose ingiustizie e iniquità che colpiscono
la scuola
Il segretario organizzativo della UIL Scuola, Pino Turi
“Vanno soppresse le norme che penalizzano doppiamente i lavoratori della scuola,
la Uil, in tal senso ha presentato un emendamento alla manovra in sede di
audizione al Senato. Perla scuola, al blocco della contrattazione per il lavoro
pubblico si aggiunge il blocco degli scatti di anzianità previsti da contratti
già certificati e si producono pesanti effetti sulle pensioni. Questa
sperequazione è inaccettabile. L’articolo va semplicemente soppresso e vanno
evitati ‘pasticci legislativi’ prodotti dai ‘sacerdoti della norma’ nel chiuso
dei loro uffici. La responsabilità delle scelte è della politica. Sono misure
che producono effetti ben oltre il triennio, come emerge chiaramente dalla nota
tecnica allegata al decreto, che testualmente riporta: ‘Si determinerebbero
nell’arco di 37 anni, a decorrere dall’anno 2011, economie di spesa conseguenti
allo slittamento dei tre anni’.Le economie stimate sull’intero arco temporale risulterebbero
pari a 18.720 milioni di euro fino al triennio 2048-2050. In Germania, invece,
con una manovra quadriennale da 80 miliardi, nessun taglio per la scuola ma, al contrario,
investimenti per 12 miliardi. Angela Merkel presentando i dettagli della manovra
ha definito istruzione e ricerca i ‘pilastri per la futura sostenibilità della
nostra società. Dando i soldi all’istruzione si aiuta questo paese’ ”.
Il coordinatore nazionale di GILDA-UNAMS, Rino Di Meglio: “E’ inaccettabile che
siano sempre i poveri a pagare, mentre la classe politica continua a sprecare
risorse. Il caso delle Province è emblematico: tutti affermano che si tratta di
enti inutili, eppure il Governo ha fatto marcia indietro persino sull’abolizione
di quelle quattro piccole province che, in ogni caso, avrebbero inciso in
maniera del tutto marginale. La soppressione di tutte le Province farebbe
risparmiare 14 miliardi, oltre la metà dell’importo complessivo della manovra.
Perché, allora, non intervenire su questo fronte? E ancora: perché non si
applica l’addizionale Irpef per tutti, e soltanto gli insegnanti sono costretti
a perdere 3mila euro l’anno? Evidentemente, mancano il coraggio e la volontà
politica per varare una Finanziaria che sia davvero lacrime e sangue per tutti,
come in Germania, e si preferisce colpire soltanto le categorie più deboli”.
Il segretario generale della CISL Scuola, Francesco Scrima:
“Non accettiamo il blocco delle progressioni di anzianità: è una misura iniqua, un inconcepibile
accanimento verso una categoria che sta già pagando un alto prezzo alle
politiche di contenimento della spesa.Non rinnoverà il suo
contratto, come tutte le altre categorie dei pubblici dipendenti: intervenire
sulle anzianità significa per i lavoratori che rappresentiamo un carico
aggiuntivo, una pesante manomissione del contratto oggi in vigore, una
penalizzazione non da poco per retribuzioni già inferiori alla media di quelle
degli altri Paesi europei. E' scandaloso che una maestra venga a pagare più di
un alto dirigente, pur non avendo un reddito altrettanto elevato. L’obiettivo
della nostra mobilitazione è chiaro e preciso: modificare in sede di conversione
in legge il testo del decreto, salvaguardando l’attuale assetto delle carriere
del personale scolastico. Non intendiamo sottrarci ai doveri di responsabilità
cui ci richiama, fra gli altri, il Capo dello Stato: esigiamo però che le misure
di emergenza rispondano ad un altrettanto doveroso principio di equità”.