Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo


Italia condannata per aver violato i diritti dei lavoratori ATA


La Corte Europea il 7.6.2011 si è pronunciata in senso favorevole, accogliendo il ricorso proposto da alcuni lavoratori ATA che avevano lamentato la violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

In buona sostanza, è stato accertato dalla Corte che lo Stato italiano – con la c.d. legge di interpretazione autentica (Legge Finanziaria del 2006) che ha interpretato l’art. 8 della Legge n. 124/1999 nel senso di non riconoscere l’intera anzianità pregressa maturata presso l’ente di provenienza – ha violato i diritti dei lavoratori Ata, amministrativi, tecnici e ausiliari.

I giudici di Strasburgo hanno accolto il ricorso di centoventotto dipendenti Ata, affermando che le autorità italiane non potevano emanare una legge retroattiva in corso di causa in contrasto con l’articolo 6 della Convenzione Europea, che invece garantisce il diritto al giusto processo.

Secondo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la manovra del governo era stata varata per salvaguardare le casse dello Stato, minacciate dai numerosi ricorsi vinti da parte del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola.